La geotermia può essere considerata a buon diritto l’energia rinnovabile che meglio rappresenta l’Italia. La sua storia ha origini antichissime, ed entra nell’economia energetica mondiale proprio in un piccolo centro della Toscana, Larderello, dove, nel 1904, quindi a pochi anni dall’apparizione prepotente dell’energia elettrica nella vita dell’uomo, il calore di fluidi geotermici produsse elettricità. Dall’Italia, che rimase fino al 1952 l’unica produttrice al mondo di energia geotermoelettrica (l’energia elettrica prodotta da geotermia), l’idea si diffuse in molti altri paesi.
Attualmente in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenta una percentuale ridotta (circa il 7%) rispetto a quella ottenuta da materie prime fossili come petrolio, gas naturale e carbone. In questa produzione da fonti rinnovabili la percentuale di energia geotermoelettrica, circa il 10%, è in diminuzione: sebbene la potenza installata aumenti, il tasso di crescita di altre fonti è molto maggiore di quello relativo alla geotermia (in particolare biomasse e eolico).A quella parte del fabbisogno energetico necessario al condizionamento (riscaldamento e raffrescamento) degli ambienti la geotermia risponde con l’uso diretto della temperatura del sottosuolo, sia sottoforma di teleriscaldamento che con le pompe di calore geotermiche. L’uso di queste tecnologie ha avuto una rapidissima espansione in altri Paesi, soprattutto quelli firmatari del Protocollo di Kyoto, in quanto queste forme di riscaldamento permettono una riduzione notevolissima delle emissioni di CO2. In questo settore, però, l’Italia dimostra un ritardo notevole, soprattutto se si considera che è uno dei Paesi più ricchi di risorse geotermiche.
È stato stimato che in Italia l'espansione di impianti in aree geotermiche pregiate quale quelle toscane, laziali e alcune aree vulcaniche, e l’utilizzo di tecnologie che permettono di produrre energia elettrica anche a temperature relativamente basse (impianti binari) potrebbe portare nel 2020 la potenza geotermoelettrica complessiva installata dagli attuali 800 MWe a circa 1500 MWe, con un risparmio in combustibili fossili di 1,2 milioni di TEP. Non è stata ancora fatta una stima del potenziale geotermoelettrico applicando le tecnologie in sviluppo per i sistemi EGS, ma in nazioni come la Germania e USA si stimano valori decuplicati rispetto al potenziale installato.
Per abbassare i costi unitari di produzione di elettricità è auspicabile affiancare a questi sistemi il recupero dei cascami di calore con la connessione a reti di teleriscaldamento. L’utilizzo del calore geotermico per il condizionamento di ambienti, sia in forma di teleriscaldamento che con pompe di calore geotermiche, potrebbe contribuire efficacemente al fabbisogno annuo di calore, portando la potenza termica installata dagli attuali 650 MWt (MW termici) a 6000 MWt. Questo valore rappresenta il 5.3% del consumo annuo di calore attuale in Italia, superiore all’attuale 4.7% di tutte le fonti rinnovabili (in questo momento il contributo geotermico è dello 0.1%) con un risparmio di 1,8 milioni di TEP.
La geotermia è la forma di approvvigionamento energetico rinnovabile più affidabile per soddisfare le richieste energetiche di base load (o domanda di base, corrisponde al livello minimo della domanda di elettricità dell’intero sistema produttivo) in quanto gli impianti geotermici riescono a lavorare tutto il giorno e tutto l’anno, eccetto durante le fasi di riparazione o manutenzione ordinaria. Questo ne fa una risorsa eccellente soprattutto in aree non provviste di collegamento diretto alla rete elettrica, laddove non ci si voglia dotare di sistemi di immagazzinamento di energia termica o elettrica.